Sculture in bronzo

L’ARTE SCULTOREA – ORIGINI E TECNICHE

Con “scultura”, intendiamo quella tecnica artistica che consiste nel creare forme plastiche a tutto tondo o a rilievo, utilizzando diversi materiali. Tra i più comuni materiali adoperati vi sono il legno, la pietra, il metallo, l’avorio, la terracotta e il gesso.

Le tipologie di scultura hanno tutte caratteristiche particolari, date sia dalla diversa resa sia dalla diversa lavorazione. La differenza maggiore consiste nella scultura a tuttotondo e nella scultura a rilievo. La prima descrive un’opera scultorea tridimensionale, visibile da ogni lato; la scultura a rilievo descrive, invece, una scultura sporgente da un fondo.

Questa si divide principalmente in altorilievo, bassorilievo e stiacciato. L’altorilievo descrive una scultura che si stacca per circa tre quarti dal piano di fondo, il bassorilievo invece indica una scultura che sporge dal piano di fondo di alcuni centimetri, nello stiacciato le figure sporgono di pochissimo dal fondo.
Altra fondamentale differenza consiste nella tipologia di lavorazione: la lavorazione “a togliere” caratteristica di sculture in legno e in pietra, dove da un blocco unico si procede con l’ausilio di scalpelli a togliere la materia in eccesso fino al raggiungimento della forma desiderata e la lavorazione, come la definì Michelangelo, “per via di porre”.

Quest’ultima è propria di sculture composte da materiale plasmabile, che prendono forma tramite la modellazione (generalmente materiale mescolato ad acqua o in alcuni casi a sostanze fibrose, che viene modellato con le mani o con scalpelli e poi cotto).

La particolarità che caratterizza invece la scultura in metallo, rispetto agli altri tipi di materiali, è l’impossibilità di lavorarlo direttamente, occorre creare un modello in altro materiale sulla cui forma viene fuso il metallo. Il metallo più utilizzato per le sue caratteristiche di malleabilità, resistenza, anche agli agenti atmosferici, è il rame e le sue leghe: ottone e bronzo.
Le sculture più antiche ritrovate rappresentano statue raffiguranti dee della fertilità e sono generalmente o in terra o in osso, o in avorio; risalgono all’incirca a trentamila anni fa.
Fin dall’antica Grecia era consuetudine produrre sculture di diverso materiale ma policrome, cioè la scultura, una volta terminata, veniva dipinta.

Alternativamente le diverse tipologie scultoree hanno avuto più o meno fortuna, nel Medioevo ad esempio la scultura a tuttotondo lasciò il posto a quella in rilievo; il Rinascimento, invece, si rivolse ad uno studio e ad una ripresa dell’arte classica e si abbandonò l’uso della scultura policroma, a favore di quella in pietra a tuttotondo.
Nell’età contemporanea la scultura ha raramente carattere celebrativo come in passato e sono frequenti opere scultoree composte da materiali estremamente eterogenei.

LA FUSIONE A CERA PERSA

Un’opera di scultura realizzata con la tecnica della fusione a cera persa richiede una lunga elaborazione, una grande esperienza da parte dell’artista e un eccellente capacità del maestro fonditore. Dalla scintilla creativa, l’idea prende vita attraverso una continua “trasmutazione” della materia: la terra, il metallo, il fuoco intervengono a forgiare le forme cercate e volute.

La tecnica classica della fusione a cera persa, conosciuta dal III secolo a.C. prevede la creazione di un modello di cera plasmato su di un nucleo di argilla sorretto da un’armatura di ferro. Si ricopre il modello con della terra, la “forma”, opportunamente provvista di un sistema di canali e sfiatatoi per l’uscita della cera e del vapore durante la fusione, in quanto l’opera così approntata viene posta nella fornace: il calore fa solidificare le due masse, del nucleo di argilla interno al modello e della forma esterna di terra, e fa altresì fondere la cera, che defluisce dai canali. Nell’intercapedine lasciata libera dal defluire della cera si cola il metallo fuso (“gettata”) che, raffreddato e indurito, liberato dal guscio esterno di argilla e svuotato della terra interna, costituisce la scultura finita, un esemplare unico e non riproducibile in quanto il modello viene distrutto durante la fusione (la cera cola via e la forma viene distrutta per estrarre la statua in metallo).

Con la più tarda tecnica della fusione a cera persa mediante calchi a tassello (oggi quasi sempre per mezzo di forme in silicone) il modello viene conservato e ciò dà la possibilità di riprodurre in più esemplari (multipli) la creazione originaria dello scultore (il modello). Dai calchi in silicone (in negativo rispetto al modello) si ricavano infatti sculture in cera e anima interna di terra, da impiegarsi nella fusione (durante la quale andranno perdute), lasciando intatto il modello originale. Queste cere, una volta liberate dai calchi di silicone e sostenute da barre di ferro, devono essere ritoccate dall’artista, il cui ruolo è fondamentale in questa delicata fase. Il momento successivo consiste nel predisporre la scultura in cera per la fusione, con canali che permettano l’entrata del metallo fuso e l’uscita dei vapori, nonché con l’apposizione di chiodi (detti “distanziatori”) che renderanno stabile l’anima di terra nel momento della colata del metallo, una volta fusa la cera.

La statua così preparata viene ricoperta da un mantello di terra ove saranno previsti sfoghi per la fuoriuscita della cera sciolta dal calore. Uscita la cera si lascia essiccare completamente la forma e, predisposta la fornace con riempimento mediante materiale inerte (cocci, terra e altro), la lega metallica viene colata con il crogiuolo in un getto liquido, caldo e costante. La statua è così fusa; viene in seguito liberata dal mantello esterno e dalla terra di riempimento interna. Si presenta però tutt’altro che ultimata: deve essere rifinita, ritoccando eventuali difetti di fusione, tagliando i canali e asportando le creste di fusione con lo scalpello. La superficie, rugosa e piena di asperità, viene raschiata e levigata fino alla lucentezza del metallo; inoltre va patinata manualmente attraverso agenti chimici in soluzione acida, per corrosione. Infine, la scultura viene strofinata con cera d’ambra con un panno di lana per conferirle brillantezza.